Chiese della Parrocchia SS. Pietro e Paolo, Invorio

Chiesa parrocchiale di SS. Pietro e Paolo

Si eleva su un minuscolo poggio a meridione del centro storico, affiancata da un poderoso campanile del XVII secolo, pressoché al centro di un ampio sagrato, coronato dalle cappelle della Via Crucis del XVIII sec. e presidiato dall’Ossario e dalla Cappella dei Morti.

Risalente all’epoca medioevale, inizialmente a navata unica e con battistero esterno, in età moderna venne ampliata, essendo ormai divenuta insufficiente a contenere i fedeli invoriesi in costante aumento, con l’aggiunta di due navate laterali e poi riconsacrata dal vescovo Maraviglia nel 1676; nell’Ottocento su disegno del Professor Ingegnere Giovanni Curioni, celebre invoriese, fu nuovamente risistemata (prolungate le navate, sostituite le colonne di granito con pilastri) e infine, smantellato l’antico altare, “rimodernata” negli anni ’60 del Novecento.

Tra le cappelle, la più interessante è la cappella della “Madonna del Rosario” in capo alla navata destra: una ricca decorazione barocca costituita da stucchi, putti, volute e cornici a rilievo, incornicia la nicchia con la statua della Vergine col bambino. Impreziosiscono la cappella i quindici “Misteri del Rosario” dipinti su formelle di rame e su tela (tondi della volta), nonché le due pale ai lati della nicchia, raffiguranti San Domenico di Guzman e santa Caterina da Siena.

Nella cappella a sinistra, dedicata un tempo allo Spirito Santo, in un’urna di cristallo, posta sotto l’altare, si conservano le spoglie di San Vincenzo martire, soldato romano, le cui ossa, ritrovate a Roma nelle catacombe di San Calepodio, vennero traslate a Invorio nel 1696 e “ricomposte” in cera nel 1934.

Pregevoli sono pure il coro ligneo intagliato, collocato nell’abside, e l’organo a due tastiere costruito dai fratelli Scolari di Bolzano nel 1875.

Chiesa di Santa Marta

Situata nel centro del paese, secondo la tradizione edificata attorno al Mille, fu la prima parrocchiale invoriese; ad aula unica con volta a botte e interessante impianto decorativo, nel XVII sec. venne ampliata con la costruzione dell’oratorio della Confraternita di Santa Marta o dei Disciplinati dell’abito bianco, in precedenza, intorno al 1735, era già stata costruita la cappella detta del Nome di Maria per collocarvi, sopra l’altare, la venerata immagine della “Beata Vergine col divino Infante”, asportata dalla parete di fondo e forse riconducibile alla bottega di Sperindio Cagnoli.

Assai pregevole è il grande affresco che sovrasta l’altare maggiore; datato 20 ottobre 1616, attribuito alla scuola del Morazzone e racchiuso in una cornice di alta qualità artistica e finezza cromatica; raffigura la “ Risurrezione di Lazzaro”che, risorgendo, si erge vigoroso dal sepolcro scoperchiato sotto lo sguardo amorevole di Gesù, di Maria e di Marta e quello incredulo e meravigliato dei numerosi astanti; nella lunetta soprastante l’affresco sono rappresentati Dio Padre e lo Spirito Santo tra angeli.

All’esterno si possono ammirare due meridiane, una con quadrante decorato sulla facciata rivolta a ovest, l’altra posizionata sulla parete contigua a meridione, sormontata da un inconsueto orologio lunare, nonché un grazioso campanile barocco innestato nella parete orientale.

Va ricordato che proprio in questa chiesa il 31 maggio 1618 venne fondata la Cappellania coadiutorale d’Invorio affinché il parroco rettore avesse un aiuto nella cura “delle anime” dei fedeli.

Chiesa della Beata Vergine del Carmelo o Madonna del Carmine

Eretta nel ‘600 per volere degli Invoriesi con il patrocinio e le elargizioni dei Visconti d’Invorio, è a navata unica con annessa piccola sacrestia. Presenta un’armoniosa facciata di stile barocchetto, caratterizzata da lesene ai lati con soprastante timpano, da un bel portale in serizzo al centro e da un’elegante serliana a tre luci delimitate da due eleganti colonnine in granito, in alto.

L’interno è sobrio e lineare; nella parete di fondo, al di sopra dell’altare, si trova, circondata da una ricca decorazione barocca, policroma, in stucco del 1642, la nicchia con la statua della Madonna che sorregge Gesù Bambino; un capocielo settecentesco sovrasta l’altare.

 

 

 

Chiesa di San Fermo – Frazione Mornerona

Oratorio costruito nel 1689 per iniziativa di Antonio Bassetto, ritratto in un quadro collocato nel presbiterio. Decorano la facciata un’Annunciazione, suddivisa in due riquadri dipinti a lato della finestra aperta in alto, e una Crocifissione affrescata sopra il portale in pietra.

 

 

 

Chiesa di San Grato – Frazione Barquedo

Antico oratorio, risistemato nel Seicento quando venne dotato del campanile, inizialmente dedicato solo a San Grato, successivamente anche a San Maurizio, martire romano della celebre legione Tebea, festeggiati il 15 gennaio; compatrona, celebrata il 15 agosto, “Maria SS. Stella Matutina” la cui statua, scolpita dal noto scultore Peppino Sacchi all’inizio degli anni ’50 del Novecento, è posta presso l’altare.

 

 

 

Chiesa di San Defendente – Frazione Mescia

Edificata a fine ‘800 con il consorzio di tutti i frazionisti su un terreno donato da Carolina Filiberti e dedicata a San Defendente martire, soldato della legione Tebea, già onorato e “titolare” di un’antica cappelletta, festeggiato la prima domenica di giugno.

 

 

 

 

 

 

 

Chiesa della Beata Vergine Immacolata – Frazione Orio

Antica e minuscola, nel 1814 venne dotata di un campaniletto e poi ampliata; all’interno, a metà del Novecento, è stata ricostruita la grotta di Lourdes; si festeggia l’8 dicembre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chiesa di Santa Maria Annunziata – Monte Barro

Edificata anticamente tra un pugno di case quasi sulla sommità dell’omonimo colle (581 m s.l.m.), è retaggio del medioevale priorato del Barro, su cui vantavano diritti di patronato i Visconti d’Aragona.

Di impianto semplice, è a navata unica con annessa piccola cappella dedicata a Santa Lucia, volta decorata e nicchia con la statua della Madonna ricavata nell’abside; in facciata si innesta il campanile ed è addossato un portico.

 

 

 

Chiese di Invorio Superiore

Chiesa di S. Giacomo Maggiore – Invorio Superiore

La prima chiesa di Invorio Superiore fu costruita, verosimilmente, poco tempo dopo la costruzione dell’abitato che, come emerso da una ricerca storica, risale ai primissimi anni dell’XI secolo, più precisamente al 1007.

Nel 1689 si iniziò la costruzione dell’attuale parrocchiale, dedicata all’apostolo Giacomo, i cui lavori terminarono l’anno successivo, nel 1690. Apparentemente dell’antica chiesa non essere rimasto più nulla: non si sono conservati i dipinti della fase romanica, ma per costruire il nuovo edificio vennero riutilizzati i materiali che costituivano i muri dell’antica struttura e il sito stesso su cui sorgeva. Dalla stessa, però, fu verosimilmente recuperato un affresco della fine del Quattrocento: la Madonna delle Grazie, una Madonna del Latte, che, staccata dalla sua parete originaria, è stata ricollocata, sul pilastro sinistro dell’arco trionfale. All’interno della chiesa da segnalare: l’altare maggiore in marmo datato 1750, una pregevole statua della B.V. Maria Addolorata nella seconda cappella entrando a destra e nella cappella di fronte un grande crocifisso ligneo. Nella chiesa sono pure custodite una statua raffigurante S. Giuseppe, una di S. Antonio e una del S. Cuore di Gesù. Sul lato settentrionale, invece, si erge maestosa la torre campanaria con tre campane.

L’anno successivo all’allargamento del coro (1853), che da quadrangolare divenne semicircolare, la chiesa fu interamente affrescata con scene della vita di S. Giacomo e simboli allegorici da Andrea e Giovanni Francinetti di Gignese. Nel 1860 fu dotata di  un  magnifico  organo, da attribuirsi a Giuseppe Bernasconi, famoso organaro varesino del XIX secolo. Grazie all’ottima qualità e rifinitura dello strumento, che non ha mai subito interventi di manomissione, mantenendo quindi intatte tutte le sue caratteristiche timbriche, è entrato a far parte di una rassegna musicale che si snoda su tutto il territorio della provincia di Novara ospitando concerti con organisti di prestigio.

Santuario Madonna del Castello – Invorio Superiore

Il santuario della Madonna del Castello sorge su un monte che sovrasta l’abitato di Invorio Superiore. Edificato sui resti di un castello visconteo, è un oratorio dedicato alla Beata Vergine della Cintura. All’interno del santuario, nella zona absidale, si trova un elegante altare maggiore in marmo nero intarsiato di vari colori, al cui centro, in una nicchia, trova posto una statua in legno rappresentante Maria che porge il Sacro Cingolo, mentre con il braccio sinistro sostiene il Banbin Gesù benedicente. Tale opera fu commissionata nel 1639 a Bartolomeo Tiberino (1584–1654), uno dei più interessanti scultori della prima metà del 1600 che ha lasciato numerose testimonianze nella zona del Cusio. Nella seconda metà del settecento si decise un allargamento dell’edificio. Alla navata centrale furono affiancate due navatelle laterali grazie all’abbattimento dei muri perimetrali i cui resti sono costituiti dai pilastri di separazione tra le navate. Le ultime notevoli modifiche risalgono al 1867 quando furono avviate opere di abbellimento della chiesa, ma soprattutto fu costruito un ospizio per alloggiare due frati, che svolgevano le funzioni di custodi e di servizio del santuario stesso. In tale anno fu edificato e affrescato il coro, si aprì una piccola cupola sopra il presbiterio, e fu creata una nuova nicchia per custodire la statua della Madonna. All’esterno fu ricostruita la doppia scala che porta all’ingresso meridionale e si creò la piazzetta antistante con grazioso giardino.

Il santuario è tenuto in gran venerazione, e la Madonna del Castello è oggetto di un culto specialissimo da parte degli Invoriesi per le grazie ottenute mediante la sua intercessione; ne sono testimonianza i numerosi ex voto affissi in fondo alla chiesa, entrando dalla porta principale a destra. Tra essi (unici collocati nella zona absidale al termine dei restauri a tutto l’edificio sacro degli anni 2000) primeggiano i due quadri con le fotografie degli uomini partiti soldati durante la seconda guerra mondiale e ritornati tutti incolumi alle loro case. La prima domenica dopo Pasqua (domenica in Albis) si celebrano i solenni festeggiamenti al santuario.  Alla sera del sabato antecedente, si snoda una suggestiva processione con le fiaccole lungo le vie del paese dalla chiesa parrocchiale al santuario. Il giorno seguente, al mattino, viene celebrata la S.Messa solenne, mentre nel pomeriggio dopo il canto dei Vespri, la statua viene portata in processione intorno al santuario e si svolge il tradizionale incanto delle offerte. Dall’anno 2000, durante la settimana successiva alla festa, ci si ritrova al santuario per degli incontri di preghiera serali, guidati da sacerdoti diversi. Infine, ripristinando un’antica tradizione, dal mese di maggio a quello di ottobre ogni quarta domenica del mese (viene redatto un programma annuale), la S. Messa viene celebrata al santuario, anziché in chiesa parrocchiale. In questo caso, per chi volesse godere più a lungo della bellezza e della sacralità del luogo, in quei giorni c’è la possibilità di ristoro al santuario. Per maggiori informazioni rivolgersi ai componenti del comitato, nato proprio con lo scopo di tutela e la valorizzazione di questo luogo caro agli Invoriesi.

Chiesa di S. Rocco – Invorio Superiore

Di fronte alla parrocchiale, alle porte del  paese si erge la piccola chiesa comunemente detta di San Rocco, anche se, per essere più precisi, risulta essere dedicata pure a S. Leonardo, come emerge da una recente ricerca storica. Infatti, all’interno, dietro il piccolo altare maggiore su cui è posta la statua di S. Rocco, sulla parete semicircolare dell’abside campeggia un affresco con raffigurata la Beata Vergine Maria tra i santi Rocco e Leonardo. Non vi sono testimonianze che riportano l’anno preciso di edificazione, ma grazie ad alcuni documenti ritrovati è possibile sostenere che la prima conferma della presenza di una costruzione dedicata a S. Rocco risale alla visita pastorale del 1582. Nel giorno della memoria liturgica del santo, il 16 agosto, viene celebrata la S. Messa, al cui termine si svolge la tradizionale benedizione degli animali. Tale tradizione ha origine dal  famoso episodio in cui si narra che, Rocco, ammalatosi di peste, si salvò grazie all’assistenza di un cane che quotidianamente gli portava un tozzo di pane.

 

 

 

 

 

 

Chiese di Ghevio

Chiesa di Santa Maria Assunta

In località Fortezza, domina il territorio di Ghevio. All’interno interessante la volta affrescata da Carlo Borsetti (1740) e un altare barocco del 1777, che in una nicchia ospita una statua mariana di fine Cinquecento. Di particolare interesse la torre campanaria di età romanica (fine secolo XI – inizio XII) alta 30 metri con finestre monofore e bifore ed archetti pensili.