Chiesa di S. Martino – Lesa

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La parrocchiale dedicata a San Martino si affaccia sul lungolago.

La chiesa è a tre navate e ben cinque altari. Il maggiore, dove si conserva il SS. Sacramento, è dedicato a san Martino, patrono del paese. Una tela lo rappresenta vestito da soldato mentre taglia il proprio mantello per farne dono a un povero. A lato di questa immagine, due grandi custodie, sormontate da figure di angeli e sorrette da quattro cariatidi, nelle quali sono custodite le sacre reliquie. Altre tre tele attorniano l’altare: un Gesù nell’orto degli ulivi, oggi attribuita al Vermiglio, un frate nel deserto e un san Giorgio. I loro autori non sono mai stati ben identificati.

Sulla sinistra, di fianco all’altare, è infisso un tabernacolo proveniente dall’antica chiesa romanica. Sulla sua piccola apertura è riprodotta l’immagine dell’ostensorio a tempietto in uso a quei tempi. Degno di nota è il pulpito in legno scolpito e sorretto da un’aquila con serpente, all’esterno del quale capeggia un bassorilievo raffigurante al centro san Martino a cavallo (notare come l’animale sia raffigurato erroneamente con entrambe le zampe di destra alzate), fiancheggiato da san Giorgio (antico patrono di Villa Lesa) e da sant’Antonio abate (antico patrono di Solcio). Di fronte, in una teca, è esposta una statua lignea di san Martino attribuita, quasi certamente, ai fratelli Bertarelli di Milano e trasportata a Lesa il 28 agosto 1889.

Nella navata di destra, davanti all’altare dedicato al Sacro Cuore, è conservato l’antico banco in legno sul quale Alessandro Manzoni usava sedersi a pregare. Il letterato è anche raffigurato all’interno del dipinto sul soffitto, sopra all’altare.

 

Oratorio di Madonna di Campagna – Lesa

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In prossimità del lago, in regione “Campagna di Lesa”, si trova un oratorio, conosciuto più comunemente come Madonna di Campagna. Secondo la tradizione, un mercante di Belgirate in procinto di annegare nel lago, avrebbe fatto voto alla Madonna di erigere, se si fosse salvato, una cappelletta a Lei dedicata. La vicenda è illustrata da un dipinto sopra la porta d’accesso. Le prime notizie risalgono al 1648: l’oratorio di S.ta Maria Annunciata campestre era stato costruito da poco, e ancora incompiuto, inglobando una preesistente cappella con altare avente come icona una immagine sotto vetro della Vergine. La parte anteriore era aperta e con un cancello di legno, così che le acque vi potevano entrare. Si curava di questo oratorio il facoltoso notaio Ludovico Piceni. L’edificio presenta una facciata a capanna, preceduto da un atrio con quattro colonne (1682) e con un campaniletto a vela, mentre una targa ricorda il ritorno a casa dei soldati dalla campagna d’Africa del 1937. L’impianto è a navata unica, con un elaborato tramezzo ligneo che separa la navata dal coro e incornicia la venerata immagine della Madonna col Bambino incoronati, sormontata da un grande quadro dell’Annunciazione, dipinto dal pittore Rossi di Massino nel 1777. Altri quadri alle pareti illustrano episodi mariani. L’edificio, caro alla devozione dei lesiani, è stato restaurato a più riprese nel corso del tempo. La festa solenne si celebra la domenica in Albis (dopo Pasqua), per ricordare il ricevimento della reliquia di S. Croce.

 

 

 

Chiesa di S. Giorgio e S. Giovanni Battista – Villa Lesa

La parrocchiale di Villa Lesa dedicata a San Giorgio e San Giovanni Battista, edificata tra il 1764 e il 1774, ingloba una cappella laterale, parte dell’antica chiesa di San Giorgio. È un maestoso edificio barocco a navata unica. Di bella fattura sono l’altare sormontato da una cupoletta con la statua di San Giovanni e la balaustra. Di maggiore interesse è ciò che resta dell’antica costruzione: il campanile romanico risalente alla prima metà dell’XI secolo che si eleva su cinque piani ed è decorato da archetti pensili, monofore e bifore oltre a un portale d’accesso che introduce nell’antica cappella, in pietra d’Angera, sormontato da una lunetta scolpita con un San Giorgio che uccide il drago.
Sulla parete di fondo si può ammirare una Crocifissione datata 1553, recentemente restaurata, opera di Giovanni Maria de Rumo, pittore vicino alla scuola gaudenziana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oratorio di S. Sebastiano – Lesa

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La piccola chiesa dedicata a San Sebastiano sorge in posizione dominante su un’altura fuori dall’abitato, lungo la strada che conduce a Massino Visconti. Documentazioni certe sull’esistenza della cappella risalgono alla fine del XIII secolo, anche se la sua costruzione è riconducibile al 1100-1125, per la particolarità delle strutture murarie. é a navata unica con abside semicircolare, orientata; la facciata è a capanna. Molto particolare la struttura del campanile: inglobato nella muratura, poggia su due pilastrini posti all’interno dell’edificio e si presenta con tre ordini di specchiature decorate da archetti pensili. Le aperture sono diverse fra loro: nel primo ordine compare una stretta monofora a feritoia, nel secondo una monofora con archivolto e nel terzo una bifora con archivolto cigliato. L’abside è decorata da archetti pensili irregolari a gruppi di cinque e divisa in tre lesene, con altrettante finestrelle strombate.
Originale l’apertura a croce posta sulla parete sopra l’abside, alla quale, nell’interno, corrisponde una sagoma affrescata di Cristo-Luce affiancata, in basso, da due pecorelle. Il catino absidale è decorato da affreschi di modesta fattura quattro-cinquecenteschi raffiguranti Cristo Pantocratore con i simboli degli Evangelisti e alcuni Santi.

Chiesa della Purificazione di Maria Vergine e S. Carlo – Belgirate

Sul lungo lago si trova la chiesa parrocchiale titolata a Santa Maria della Purificazione e a San Carlo e ultimata nella sua forma attuale alla fine del Settecento (l’elevazione parrocchiale è del 1795) su di un preesistente oratorio dedicato allo stesso San Carlo nel secondo decennio del Seicento. Il bell’interno barocco è decorato da affreschi di Luigi Morgari e da stucchi di Luigi Secchi. Dello stesso Morgari è la Via Crucis su 14 piastre di rame (primi del ‘900). L’altare principale in marmo posa su di un bel pavimento in mosaico ed è affiancato da quattro quadroni settecenteschi risalenti al 1753 e firmati da Gianbattista Calza. Nelle cappelle laterali si conservano i dipinti del XVII e del XVIII secolo. Nella terza cappella di destra si può ammirare un elegante altare seicentesco in legno dorato con paliotto settecentesco in gesso. Di buon interesse sono anche la prima cappella di sinistra – dedicata a San Carlo – e l’organo. In sacrestia si trova il già citato quadro votivo del 1683, che raffigura Belgirate vista dal lago e che fornisce un’originale e rara rappresentazione modernamente realistica di un paesaggio urbano.

Chiesa di S. Maria “Chiesa Vecchia” – Belgirate

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La chiesa di Santa Maria, conosciuta come “chiesa vecchia”, collocata in posizione panoramica su uno sperone roccioso soprastante il centro abitato di Belgirate, era un tempo la chiesa parrocchiale del paese. La prima menzione dell’edificio nei documenti della curia novarese risale al 1571, in occasione di una visita pastorale. Le fondazioni testimoniano l’esistenza di una cappelletta a una sola navata centrale con la parte absidale rivolta a est risalente all’anno 1000. La costruzione della torre campanaria risale invece alla prima metà del XII secolo. L’antica chiesa, dedicata a santa Maria, conserva l’originale campanile romanico dell’XI secolo. È preceduta da un elegante portico seicentesco eretto a seguito delle prescrizioni di san Carlo e ha avanzi di affreschi del XV secolo sulla facciata, uno dei quali raffigura (o, meglio, raffigurava) san Cristoforo, secondo la più genuina tradizione alpina.

L’interno, del XVI secolo, è riccamente affrescato da ignoti artisti di scuola piemontese e lombarda, forse addirittura della cerchia dei Luini. Particolarmente interessanti una crocifissione e i ritratti dei santi Rocco, Sebastiano, Lucia, Apollonia, Defendente, Caterina, Cristina e dei profeti. Una nota a sé richiede la raffigurazione di sant’Uguccione (o Ugo) sul fianco destro dell’ingresso, nella caratteristica gestura di tagliare una forma di formaggio. Si tratta della cristianizzazione di Lug, divinità solare celtica che era raffigurata nell’atto di reggere il sole, poi “laicizzato” in una forma di cacio.

Molto bello è anche l’altare barocco in legno dorato intarsiato e decorato da uno splendido paliotto. Degni di nota sono anche gli affreschi ai lati dell’altare principale e di quelli laterali.

 

Chiesa di S. Rocco – Solcio

Di questa costruzione del secolo XVII non resta molto in quanto venne completamente rifatta nell’Ottocento senza conservare, a differenza di quella di San Giorgio, le vecchie strutture. Dietro l’altare maggiore attuale si possono vedere una Deposizione del Morazzone dipinta su una parete della vecchia chiesa, e un’Adorazione di Cristo di scuola veneta. Della stessa epoca due tele della Nascita e del Battesimo di Cristo, e in una cappella, una statua lignea di Sant’Antonio, forse proveniente dal piccolo oratorio romanico poco distante.

 

 

 

 

 

 

Oratorio Campestre di S. Paolo – Belgirate

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L’oratorio campestre di S. Paolo è situato su un suggestivo pianoro dove s’incontrano i confini dei territori di Belgirate, Magognino e Calogna. Alcune incisioni (coppelle) sui massi dei dintorni fanno supporre un’antica frequentazione rituale, per cui la chiesa ne costituirebbe una sorta di esaugurazione. Di questo antico oratorio si conserva la parte absidale, che presenta all’esterno archetti binati pensili, poco evidenti sotto l’intonaco, e divisi da larghe lesene: una tipologia che lo avvicina stilisticamente alla chiesa cimiteriale S. Marcello di Paruzzaro, datata alla prima metà dell’XI secolo. Il vescovo di Novara Bascapé, nella sua visita del 1595, definiva l’oratorio ‘antiquum’, come pure le pitture che lo decoravano, e annotava come l’edificio fosse méta di processioni rituali (Rogazioni) provenienti dai paesi vicini: Stresa, Carpugnino, Magognino, Belgirate, Lesa, Graglia e Comnago. Verso la metà dell’Ottocento, il pittore Andrea Francinetti di Gignese, molto attivo nel Vergante, ridipinse gli affreschi del catino absidale. Sotto la ridipintura si intravvedono parti della precedente raffigurazione: la “mandorla” che avvolgeva il Cristo pantocratore e alcune tracce dei simboli degli evangelisti. La parte inferiore conserva invece gli affreschi originali, con una doppia fascia dove sono allineate le figure degli apostoli e alcune allegorie dei ‘mesi’, databili al Quattrocento. Lavori di restauro negli anni 1995-96 hanno portato al recupero, sopra l’arco del coro, di una delicata Annunciazione. L’edificio originario conobbe poi successivi interventi di ristrutturazione, dei quali il più importante risale all’inizio del Settecento, com’è attestato dalla lapide posta sopra la porta, con la data 1713 e l’invocazione alla Vergine. All’interno erano appesi “molti donativi dati alla Madonna e n. 5 quadretti di grazie ricevute”, a testimoniare una devozione mariana. Negli atti di visita pastorale del 1716 si parla dell’oratorio campestre alla Vergine, detto “la Madonna di S. Paolo”, ma la devozione originale all’apostolo delle genti si è poi mantenuta costante nel tempo; vedi i restauri effettuati nel 1993 ad opera del gruppo ‘Amici del sciatt’, e la festa estiva che ogni anno richiama numerosi fedeli e gitanti.

Chiesa di S. Antonio – Solcio

La chiesa di S. Antonio Abate fu il primo oratorio solcese, di origine romanica, a cui allude una carta del 1135. Nell’anteguerra possedeva ancora i tipici archetti pensili e mensoline romaniche, scalpellati via in un’ultima ristrutturazione. Dal sagrato si gode un’ottima vista, innanzitutto sul piccolo golfo sottostante e poi sulla sponda opposta: dal colle di S. Quirico al golfo di Ranco e Ispra.

 

 

 

 

Chiesa di S. Bartolomeo – Calogna

La strada che va da Lesa a Calogna, lunga circa cinque chilometri, permette di ammirare un panorama sempre più bello, sempre più arioso, dove gradualmente si perde di vista la piana e il paese di Lesa, con spostamento verso Belgirate. Di questo percorso è preferibile gustare a poco a poco lo snodarsi tortuoso muovendosi a piedi. Chi però vuol giungere al paese in auto, troverà poi ugualmente tanti altri sentieri e belle vedute.

Giunti al parcheggio del piccolo paese, il divertimento più bello è spiare o entrare nei cortili a sinistra della ripida via S. Bartolomeo. Sopra di essa si apre la zona chiamata ‘Castel-là’, un agglomerato con unico accesso carraio da un vetusto portone, dove le case si succedono su tre stretti ripiani paralleli, come terrazze delle vicine vigne. Sembrano tutte protette da una cortina in basso, lungo la via, quasi a guisa di castello. Il nome è forse dovuto proprio a questa struttura e alla posizione decentrata rispetto al cuore di Calogna: là’, cioè ‘spostato’.

Anche qui, come per un simile isolato di Colazza, sarebbe assurdo parlare di castello, essendo entrambi indifesi nel lato a monte. Alla destra di via Regina Margherita stanno le altre case con viuzze strette, soffocate dalla pietra che compare ogni dove, anche a recintare i cortili, come un piccolo grazioso labirinto sacralizzato dalle cappellette alla Madonna e ai Santi, posto ai piedi della parrocchiale di S. Bartolomeo (sec. XVIII-XIX), rifatta – la prima – sul luogo di una preesistente cappella almeno cinquecentesca. Dal suo monticello si gode una bella veduta che spazia sul lago per il tratto da Arona-Angera ad Arolo con vista in secondo piano del Sacro Monte e dei laghi varesini.

 

Oratorio di S. Cristina – Calogna

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L’oratorio di S. Cristina sorge a breve distanza dall’abitato di Calogna, isolata tra il campo di golf “des Iles Borromées” e il bosco, con vicino un rustico. L’edificio è composto da un vano rettangolare orientato a Est, chiuso da un’abside romanica che lo apparenta all’altro oratorio, posto ai confini del territorio di Belgirate, dedicato a S. Paolo e databile ad inizio XI secolo. In epoca imprecisata l’interno venne affrescato, fu aperta una finestra sul lato Nord, a cui se ne aggiunse successivamente un’altra sul lato Sud. Anche la porta e le due finestre della facciata, come pure il campaniletto a vela, sono interventi successivi, nella tipologia dell’oratorio devozionale. Ha una facciata a capanna con una finestrella a croce in alto; altra finestrella è aperta nella controfacciata sopra l’abside. Le pareti laterali, in ciottoli e pietre tagliate disposte in modo non disordinato, sono prive di archetti. Il vescovo Carlo Bascapé associa, nella dedicazione, S. Cristina e S. Giacomo, nella cui festa, il 25 luglio, il giorno successivo a quello di S. Cristina, veniva qui il preposito di Baveno a cantare messa. Il visitatore apostolico Sanseverino, nel 1752, così la descrive: «La chiesa del detto oratorio, membro del luogo di Belgirate, è coperta di pietre, con suo sofitto fatto di peccia [abete], eccetto sopra l’altare qual è in volta, con due fenestre della grandezza d’un brazzo in circa nella facciata con sue ferrate. Questo oratorio consiste in un solo altare, in mezzo del quale vi è un’immagine della B.V. dipinta sopra del muro, con il Bambino in braccio e l’immagine di S. Cristina, ed altri SS. dipinti sopra detto muro. Questo oratorio non ha entrata [redditi], né pure si dice messa se non il giorno di S. Cristina ed il giorno di S. Giacomo che ci va a cantar messa il M.o Rev. Sig.r Preposto di Baveno, in ocasione che racoglie la decima primizia del grano. Si dicono altre poche messe fra l’anno». Poco dopo, nel 1761, il vescovo Balbis Bertone ordinava alcuni interventi: «Per l’oratorio di Santa Cristina. L’imagini dipinte nel presbitero, essendo scolorite ed indecenti si toglierano totalmente con far imbiancare o colorire il muro in più convenevole maniera». Interventi che non furono prontamente eseguiti, come rilevava il vescovo Morozzo nel 1821: «Questo oratorio è situato sopra il paese distante un quarto d’un miglio. […] Detto altare è posto entro piccol coro fatto a volta, e ritrovansi in giro dipinti sul muro santa Cristina V. e M. l’apostolo S. Giacomo, e nel mezzo la B. M.V. con in braccio il Bambino». Le suppellettili e i paramenti erano conservati in paese, per timore dei ladri. L’abside è stata ridipinta nel 1877 da Giovanni Francinetti di Gignese. Al centro la Vergine col Bambino e la scritta “Mater Divinae Graziae 1877”. Sulla sinistra, le immagini dell’Annunciazione e di s. Giacomo maggiore con le relative didascalie e la scritta: “Fede e speranza in Gesù e nei suoi santi. Prini Annunziata”. Sulla destra le immagini di “S. Cristina ver. m.” e “S. Gio. Battista”, con la scritta: “Bona Giovanni fu Bartolomeo liberato dalla febbre ad intercessione di S. Cristina per divozione queste immagini fece fare. 1877”. Ai lati dell’altare ci sono due statue di fattura moderna: S. Cristina e S. Giacomo maggiore. Altri interventi di restauro si sono susseguiti nel tempo per mantenere l’edificio in buono stato di conservazione. Oggi l’oratorio viene visitato da devoti e simpatizzanti nella domenica più vicina al 4 luglio (S. Cristina), quando vi si celebra la messa, con processione della statua e festa campestre.

Chiesa di S. Giulio – Comnago

Si parte dalla piazza comunale con chiesa di S. Giulio, dal campaniletto romanico a tre piani scanditi ad archetti pensili (sec. XI).
Il corpo della chiesa ha subito molti rifacimenti di cui ultimo nel XVIII secolo (una colonna reca la data 1751) ed uno precedente, forse nel 1608 (data incisa sul portale), poco dopo la costituzione della parrocchia per distacco da quella di Graglia (1605).
In cima alla navata sinistra, altare con statua della Madonna del Rosario; a destra, altare e statua di S. Giuseppe; nell’abside, statua di S. Giulio.
Tra gli affreschi delle volte ci sono anche opere di Luigi Morgari, attivo in zona negli anni ’20 e ’30 del nostro secolo.

 

 

Oratorio della Madonna di Loreto – Comnago

Via Risorgimento e via F. Cavallotti ci introducono in un isolato di Comnago caratterizzato da vecchie case (talune in rovina) con pietra a vista, che è difficile datare ma non apprezzare per il fascino che emanano. Di qui si raggiunge la via per Carpugnino.

Poco oltre sorge l’oratorio della Madonna di Loreto (1649) sul luogo di un lazzaretto. Chi vuole osservare un masso con numerose cuppelle incise, prosegua per un chilometro in direzione di Carpugnino, finché a destra lungo il ciglio della strada vedrà una grossa roccia scura. La parte superiore, quasi un altare naturale (tagliato in passato per allargare la strada) reca le incisioni emisferiche, numerose anche se poco profonde. Vi è scolpita anche una grossa croce con le lettere iniziali dei due paesi confinanti, come si usava negli scorsi secoli per segnare i limiti territoriali.

Chiesa del Monte Croce – Comnago

Il Monte Croce o alle Croci è una collina panoramica che si affaccia sul Lago Maggiore, alle spalle di Calogna. Dalla vetta si può ammirare la zona meridionale del lago, con le linee sinuose della riva lombarda, il Colle di S. Quirico e la Rocca di Angera, i laghi di Varese e Monate, il Monte Rosa e le Alpi. Sulla cima, vi è una chiesetta dedicata a Maria Ausiliatrice, costruita nel 1890, ed un’area attrezzata per le colazioni al sacco. Sui versanti della collina, si distendono file lineari di antichi terrazzamenti, un tempo coltivati ed oggi, invasi da boschetti di betulle e vegetazione infestante.