Storia di un’istituzione
La storia dell’istituzione legata a Maria Grazia Taglietti inizia il 16 febbraio 1948, quando Demetrio Taglietti e la moglie Alda Costa Taglietti costituiscono l’ente “Ricovero dei vecchi – Fondazione Maria Grazia Taglietti”.
L’immobile per la realizzazione degli scopi prefissi dalla Fondazione viene invece inaugurato in seconda battuta, il 16 settembre 1953.
Dalla sua costituzione fino al 1995, la casa di riposo è gestita dalle Suore dell’Ordine Benedettino; contemporaneamente, il parroco esercita la funzione di presidente della Fondazione: ruolo morale, più che operativo e di reale responsabilità.
Dal 1996 la situazione muta radicalmente per via della partenza delle suore. Sorge a questo punto la necessità di ridistribuire in modo nuovo i ruoli gestionali, anche a fronte di normative sempre più stringenti da parte dello Stato italiano in materia di assistenza agli anziani. Riguardo a questo specifico aspetto, è necessario operare un’opportuna precisazione: la casa di riposo Taglietti si configura come una R.A., cioè una Residenza Assistenziale. Si tratta in pratica di una struttura residenziale che offre servizi di assistenza a persone anziane che non sono più in grado di vivere in modo completamente autonomo nella propria abitazione. Le R.A. si distinguono profondamente dalle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) a livello dell’assistenza sanitaria che viene fornita: le R.A. offrono principalmente servizi di tipo alberghiero e di assistenza di base, mentre le RSA sono dedicate a persone che necessitano di un’assistenza sanitaria continuativa e decisamente più intensiva. È altrettanto doveroso aggiungere che un’eventuale trasformazione del ricovero in RSA necessiterebbe di un completo ripensamento della struttura, con la realizzazione di almeno 60 posti letto e a fronte di una spesa minima di 3 milioni di euro (verosimilmente calcolata per difetto).
Le nuove sfide vengono affrontate con l’assegnazione della gestione e dell’assistenza degli anziani a cooperative e, parallelamente, con il conferimento al parroco pro tempore, in quanto presidente del CdA della Fondazione, delle incombenze relative allo stabile (manutenzione ordinaria e straordinaria).
Nel 2001 si decide di ampliare la struttura. Il progetto è ambizioso, giacché si tratta di modificare, e in parte costruire, un edificio capace di ospitare 44 anziani. La sua realizzazione incontra purtroppo notevoli difficoltà economiche e sul piano amministrativo: pertanto, l’operazione si conclude nel 2006, con un attivo di soli 23 posti letto e, per contro, con un debito cospicuo in termini di denaro.
Il 18.01.2016 l’ente cambia natura giuridica e da IPAB (Istituto Pubblico di Assistenza e Beneficenza), quale precedentemente era, diviene Fondazione di diritto privato con il nome di “Fondazione Maria Grazia Taglietti”.
Nel 2022 La Fondazione viene iscritta al RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore) con la denominazione di “Fondazione Maria Grazia Taglietti ETS”, con la conseguente possibilità di ricevere i contributi derivanti dal 5×1000.
Ultimi dieci anni di gestione
Il decennio 2014-2024 ha visto nel ruolo di presidente il parroco don Maurizio Medina.
Tale periodo è stato caratterizzato dallo sforzo continuo di migliorare le condizioni della struttura e dal contemporaneo tentativo di contenerne i costi di gestione.
Con l’aiuto di volontari sono stati realizzati piccoli e grandi lavori di manutenzione (a titolo non esaustivo: installazione di nuove plafoniere led, riparazione della tubazione dell’acqua calda nella parte vecchia dell’edificio, ricerca e riparazione della percolazione delle acque reflue nella parte vecchia, allestimento di una stanza covid e predisposizione della TV in tutte le camere, verniciatura interna di tutta la struttura, riqualificazione della cantina, manutenzione del giardino, ecc). Si è poi cercato di arginare e ridurre gli sprechi con interventi mirati (ad esempio con l’installazione di una nuova caldaia a condensazione e dei rispettivi pannelli solari per il riscaldamento e la fornitura di acqua calda); infine, si è data concreta risposta ad accadimenti non previsti (a titolo di esempio, la messa in funzione di un nuovo ascensore per la parte vecchia dell’edificio).
Dall’analisi dell’andamento dei costi e ricavi di questo decennio emerge una chiara indicazione, che deve essere tenuta in debito conto per i suoi risvolti pratici: l’utile di gestione, comprensivo di offerte consolidate nel tempo come quelle dovute al 5×1000, riesce tendenzialmente a coprire la spesa ordinaria, nella misura in cui essa è calmierata dalla presenza di volontari impegnati nelle attività di piccola manutenzione. Tutt’altro discorso, invece, può essere fatto per quanto riguarda le spese straordinarie: per queste ultime non si dà assolutamente una copertura finanziaria; in altre parole, esse rimangono fuori dall’equilibrio finanziario della Fondazione. A dimostrazione di ciò, ci limitiamo a riportare un dato: in questo arco di tempo, la Parrocchia di S. Giorgio ha devoluto a titolo gratuito alla Fondazione Taglietti una somma di circa 85 mila euro, per evitare che essa dovesse ricorrere ad altri finanziamenti in debito. Infine è solo grazie al lascito testamentario di Anna Arluna che la Fondazione ha estinto il debito contratto nel 2006 e ha all’attivo circa 80 mila euro per eventuali spese future: un fondo che, a meno di ulteriori incrementi per ora imprevisti, tenderà naturalmente nel tempo ad esaurirsi.
Sintesi per punti della situazione
Di seguito elenchiamo in maniera sintetica gli aspetti che consideriamo degni di nota per una valutazione del futuro della Fondazione e dello stabile ad essa connesso.
- L’edificio ha per buona parte un’età considerevole: 70 anni, il che peraltro comporta anche questioni aggiuntive, legate ai vincoli di interesse culturale e storico-artistico disposti dal D.Lgs 42/2004; anche la parte che definiamo nuova, di per sé, ha comunque ormai 20 anni. Questo primo dato evidenzia chiaramente la sempre più probabile eventualità che nel tempo insorgano problemi strutturali di natura straordinaria, tenuto anche conto del fatto che la porzione nuova non è stata costruita con accuratezza e seguendo criteri di massima efficienza e qualità.
- Appare inverosimile, data la mancanza di disponibilità economiche significative, la possibilità di trasformare la struttura in RSA. Ciò decreta anche il futuro della casa, che rimane relegato alla configurazione di R.A. di piccole dimensioni, con tutte le conseguenze che ne derivano.
- In relazione all’aspetto economico, la situazione è in sostanziale equilibrio dal punto di vista dell’ordinaria amministrazione; invece, per sostenere eventuali spese straordinarie, bisognerà inevitabilmente attingere al lascito di Anna Arluna e ad altre eventuali e cospicue elargizioni liberali.
- Le disposizioni legislative, sempre più stringenti in rapporto alla cura e all’assistenza degli anziani, tendono a promuovere e favorire il modello delle grandi case di riposo (superiori a 100 posti letto, per intenderci), e questo naturalmente a discapito delle piccole strutture come la Taglietti. Pertanto è difficile ritenere che le istituzioni (es. Regione, ASL) prestino particolare attenzione e sostegno (anche economico) ad un modello di struttura per anziani che non corrisponde a questi canoni.
- Anche le cooperative di assistenza interessate alla gestione di questa struttura sono in netta diminuzione, non tanto per la mancanza di soggetti all’interno del settore, ma perché anch’esse sono maggiormente attratte da RSA e da edifici con un numero di posti letto elevato, che permettono margini operativi decisamente più ampi.
- Da ultimo, la propensione al volontariato nei confronti degli anziani, sia in termini di cura della persona sia in termini di manutenzione della struttura, appare meno diffusa rispetto ad altri ambiti, che invece nel nostro contesto sono particolarmente floridi. Tale particolarità evidenzia il rischio che in un futuro, magari nemmeno troppo lontano, possa risultare difficile poter contare su un contributo di pari forza e qualità rispetto a quello messo in atto in questi anni dai nostri volontari.
Scenari possibili
Il primo scenario possibile considera la situazione data come un lascito immutabile per la cittadinanza di Nebbiuno. Come conseguenza, il presidente e il CdA della Fondazione dovranno operare per il mantenimento e il miglioramento dalla struttura, esattamente come avvenuto fino ad oggi. Tale ipotesi, però, deve farsi carico della reale situazione dello stabile e non dell’idealità fantastica che essa proietta. In estrema sintesi, il presidente dovrà, con una scarsità di mezzi economici a disposizione (e difficilmente aumentabili), mantenere in essere la casa di riposo, con il duplice obiettivo di trovare cooperative serie disposte a lavorare al suo interno e di far fronte alle sopravvenienze straordinarie e alle richieste legislative sempre più pressanti.
Il secondo scenario invece prevedeva, in base alla proposta di acquisto da parte della Cooperativa Aldia, un destino duplice per la Fondazione e per lo stabile. L’edificio e l’attività connessa (R.A.) veniva comprato dalla Cooperativa Aldia che ha a propria disposizione competenze e disponibilità economiche per immaginare un futuro più ricco e articolato per la casa di riposo: questo avrebbe offerto alla popolazione maggiori garanzie sulla permanenza di una struttura nel nostro territorio e, parallelamente, l’accesso per gli ospiti della casa di riposo a un livello di assistenza attualmente proibitivo. Al contempo, la Fondazione M. G. Taglietti, pur non essendo più proprietaria dell’immobile, si sarebbe trovata a gestire un patrimonio di entità considerevole: i circa 675 mila euro derivanti dalla vendita, sommati agli 80 mila del lascito Arluna; tale fondo sarebbe stato utilizzato per interventi a beneficio degli anziani del nostro territorio. Questa seconda ipotesi, diversamente dal primo scenario, teneva in considerazione una questione di fondo: fra gli scopi della Fondazione ci sono la tutela e il benessere degli anziani; si tratta di obiettivi che essa negli anni ha perseguito attraverso la struttura del ricovero, ma che non sono necessariamente legati alla materialità dell’edificio e possono essere raggiunti anche in altri modi. Di fatto, tuttavia, il CdA si è espresso contro questa proposta.
Il presente resoconto nasce non dal livore per il rifiuto di una proposta potenzialmente vantaggiosa per la Fondazione, bensì dal tentativo di chiarire a tutti gli interessati i contorni reali della vicenda, nella speranza che Aldia, o qualunque altra cooperativa dedita all’assistenza agli anziani, possa essere interessata formulare altre proposte di acquisto, e che il CdA e il suo nuovo presidente possano mostrarsi aperti a un cambio di orizzonti.
Medina don Maurizio e Fausto Fraternale
Scarica qui l’articolo:
La Fondazione Taglietti tra Passato, Presente e Futuro
Scrivi un commento