Meina. Parrocchiale S. Margherita

I primi accenni ad una chiesa di S. Margherita a Meina si trovano nell’elenco di Goffredo da Bussero del XII secolo: «In plebe Angera, loco Maina, ecclesia sancte Margarite».
Soggetto alla pieve di Angera e quindi all’arcidiocesi milanese, troviamo la chiesa di Meina visitata dal cardinale Carlo Borromeo nel 1567, già provvista di sacrestia e campanile con due campane, anche se il corredo liturgico appare di poca entità. A quel tempo dipendeva da Meina la chiesa S. Giovanni di Dagnente, che si separerà nel 1622.
Nella successiva visita del 1581, troviamo presente la Confraternita del SS. Sacramento. Il cardinale intimò a costruzione di una cappella a S. Rocco, a seguito di un voto, e di un’altra per ospitare una statua della Madonna, come da disposizioni di un pio offerente. La devozione all’Annunciazione si esprimerà poi nella costruzione di un santuarietto.
Nel Seicento la chiesa, che celebrava la sua consacrazione il giorno17 gennaio, fu dotata di un portichetto, previsto per le cerimonie del battesimo. Dopo la canonizzazione del Borromeo gli dedicata la cappella di S. Rocco. La chiesa era di modeste dimensioni: lunga 12 m e larga 6 m. Bisognerà attendere il 13 maggio 1779, per vedere l’inizio della costruzione della nuova chiesa, che sarà ultimata nel 1786, inglobando come battistero l’ex ossario.
Ai lati le due cappelle estroflesse: dell’Addolorata e di S. Margherita, e quelle di S. Carlo e del Sacro Cuore. L’abside con tre affreschi del 1817: S. Ambrogio contro i pagani, di Defendente Peracino, la Gloria di S. Margherita e San Carlo e gli appestati di Lorenzo Peretti.
Del 1850 è l’organo del varesino Giuseppe Bernasconi, mentre la decorazione interna è della bottega di Luigi Gambini (1940).
Ma il 1817 è anche l’anno che segna il distacco di Meina dalla pieve ambrosiana e l’aggregazione alla diocesi gaudenziana. Il trasferimento della parrocchia di Arona e delle altre quattro dipendenti dalla pieve di Angera: Dagnente, Meina, Nebbiuno e Pisano, si perfezionava il 12 novembre del 1817 con la pubblicazione degli atti ufficiali. Il cambiamento del rito ambrosiano riguardò solo la zona di Meina, in quanto Arona seguiva il rito romano e Cannobio oppose un netto rifiuto.

Vittorio Grassi